venerdì 23 novembre 2012

(Scheda 165) Ancora un poco di Ossigeno Terapia Iperbarica (OTI).

     Parliamo dell'Ossigeno Terapia Iperbarica (OTI)
Per il Piede Diabetico  
l'Osteomielite Acuta e Cronica 
           e le Piaghe Croniche
                               
Articolo informativo di Giuseppe Pinna per S. O. S. - “Osteomielitici d’Italia” - Onlus «Centro Servizi Informativi On-line per Osteomielitici e Pazienti dell’Ospedale CODIVILLA-PUTTI di Cortina d’Ampezzo».


Il presente documento è stato pensato, realizzato come servizio di informazione nel campo del-l’Ossigeno Terapia Iperbarica (OTI) ed è, pertanto, rivolto a tutti coloro, pazienti ed operatori sanitari, che sono interessati all’Ossigeno Terapia Iperbarica.
Tutte le informazioni e i dati riportati sono il frutto sia dell’esperienza diretta, che dell’analisi del la letteratura scientifica in loro possesso relativa all’argomento.
Ciò nonostante le informazioni qui contenute non possono e non devono sostituire in alcun modo il consulto e la visita medica, ma di contro, hanno lo scopo di incoraggiare i pazienti a consultare quanto prima possibile il proprio medico di fiducia qualora insorgessero problema-tiche in cui sia necessario sottoporsi a sedute di Ossigeno Terapia Iperbarica.
L’articolista di questo documento sull'Ossigeno Terapia Iperbarica non si assume alcuna res ponsabilità per l’utilizzo improprio delle informazioni presenti.
Il documento contiene immagini fotografiche di casi trattati presso vari Ambulatori.
Alcune di queste immagini, essendo particolarmente crude, potrebbero turbare fortemente la vostra sensibilità.
Vi preghiamo, pertanto, procedendo nella navigazione, di prestare particolare attenzione al sot tostante simbolo che evidenzia immagini il cui contenuto è potenzialmente critico.

OSSIGENOTERAPIA IPERBARICA

Giù nelle profondità dell'oceano. 
                                         
Non siamo al mare, non è un film e non siamo nemmeno all'acquario, siamo in un Centro di Medicina Iperbarica. 
                                         
Nelle 2 camere iperbariche (C.I.), infatti, la pressione che si può simulare è pari a quella di un'immersione a 50 mt di profondità
All'interno di entrambe, una dedicata ai cicli terapeutici, l'altra alle emergenze, possono ac-cedervi massimo 12 pazienti, accompagnati da un medico, mentre un team composto da me-dici, tecnici e infermieri specializzati seguono l'andamento della terapia dalla consolle di co-mando. 
             

La Ossigenoterapia è una pratica terapeutica che consiste nel far sì che il paziente respiri ossigeno puro a pressione maggiore di quella atmosferica
In tal modo si ottiene che una maggior quantità di O2 sia trasportato nel nostro sangue, e venga spinto dai capillari alle cellule con più facilità grazie alla maggior pressione alla quale viene a trovarsi nei capillari stessi.
Si dice camera iperbarica e si pensa alla muta, maschera e pinne ed è infatti per curare le malattie da decompressione, incorse durante un'immersione con l'autorespiratore, che questi ambienti a pressione controllata sono nati. 
                                
In questi casi l'ossigeno respirato a pressioni più alte di quella atmosferica favorisce, infatti, l'eliminazione di pericolosi emboli (bolle d'aria) che si possono formare nel circolo sangui-gno a causa di emersioni troppo rapide. 
Ma non è solo agli amanti del diving che questa disciplina può salvare la vita: l'ossigeno te- rapia iperbarica viene, infatti, utilizzata anche per le intossicazioni da monossido di car-bonio
                
Molto spesso l'intossicazione avviene per impianti di riscaldamento mal funzionanti o a cau-sa di scaldabagni, che non revisionati, diventano pericolosi. 
Altre volte i casi scaturiscono da situazioni sociali particolarmente disagiate in cui le persone sono costrette a riscaldarsi con bracieri di fortuna o stufette molto vecchie.
Non solo emergenza: l'ossigenoterapia è una cura efficace anche per alcuni tipi di infezio-ne causate da germi anaerobi (che sopravvivono e proliferano in ambienti privi di ossigeno) come ad esempio la gangrena gassosa da Clostridi
          
La camera iperbarica viene, inoltre, introdotta come supporto per ferite o piaghe dovute a insufficienze vascolari arteriose o venose o causate dal diabete.
I benefici dell'ossigeno sono indicati anche per le sindromi da schiacciamento e per le-sioni degli arti ad alto rischio di amputazioneritardi nel consolidamento delle fratturetrapianti di porzioni di pelle o reimpianti in cui si hanno complicazioni alla circolazione o infezioni.
                                   
Infine la camera può essere utile anche in alcuni casi di sordità improvvisa.
  
La Camera Iperbarica NON è per tutti!
A causa delle variazioni di pressione l'ossigeno terapia iperbarica è controindicata in alcuni casi. 
Non vi si può sottoporre chi soffre di malattie broncopolmonari che comportino una seria ostruzione delle vie aeree o che presenti-no delle lesioni irreversibili alla struttura dei polmoni (forme d'asma bronchiale grave resistente ai farmaci, esiti di tubercolosi e precedenti di pneumotorace spontaneo)
Vietato l'ingresso in camera anche per chi soffre di talune forme di cardiopatia e crisi epilettiche
Lo stesso vale anche per chi si è sottoposto di recente ad interventi all'orecchio medio.

Cura e casistica

Effetti 
- Ossigenazione dei tessuti ischemici
- Azione antibatterica
- Azione antiedema (cerebrale, midollare, tissutale)
- Azione antinfiammatoria
- Facilita la proliferazione vascolare capillare e la rivascolarizzazione di aree ischemiche
- Favorisce la produzione di collagene
- Attiva l'osteogenesi e la deposizione di Calcio 

Cosa Cura
- Intossicazione da ossido di carbonio e da fumo
- Malattia da decompressione
- Gangrena gassosa
- Osteoradionecrosi
- Infezioni miste
- Insufficienza arteriosa
- Lesioni da schiacciamento
- Osteomielite acuta e cronica
- Radionecrosi dei tessuti molli
- Insufficienza acuta arteriosa retinica e patologia retinica
- Ulcere cutanee da insufficienza arteriosa
- Ulcere da insufficienza venosa
- Ulcere trofiche in diabetici
- Ischemia periferica acuta
- Retinite pigmentosa
- Ulcere da decubito
- Ulcere cutanee a varia eziologia
- Sepsi post-chirurgiche
- Necrosi osseo asettica e Sudek
- Esiti di fratture e ritardi di consolidamento
- Sordità improvvisa
Presso alcuni ambulatori, oltre alla somministrazione di ossigeno iperbarico, in presenza di lesioni i pazienti vengono sottoposti ad opportuna medicazione a se-conda della gravità della lesione e dello stadio della stessa.
Nei soggetti diabetici si è ritenuto opportuno associare l’Analisi Computerizzata del Passo (ACP), indagine non invasiva che consente lo studio delle pressioni plantari in statica e in dinamica
  
Tale esame è molto utile ai fini prognostici e terapeutici perché consente di realiz-zare ortesi plantari che, migliorando la superficie di appoggio e ottimizzando il ba-ricentro podalico e corporeo, annullano e/o riducono il sovraccarico, causa di ipercheratosi e conseguenti ulcere da iperpressione.
                               
Nel corso della terapia i pazienti vengono sottoposti ad Ossimetria Transcuta-nea (TcpO2) e Flussimetria Laser Doppler (LDF) mediante apposita apparec-chiatura.
                                         

Con l’ossimetro transcutaneo (TcpO2), viene valutato lo stato di ossigenazione dei tessuti perilesionali.
L’OTI trova indicazione secondo il protocollo del Consensus Conference di Lon-dra sul Piede Diabetico tenutosi nel dicembre 1998 nei pazienti con TcpO2 basa-le perilesionale periferica in aria ambiente con valore soglia tra 20- 30 mmHg, (a 2,5 ATA con O2 al 100%)
        
La pressione sistolica alla caviglia deve essere 50 mmHg.
I pazienti con flusso periferico assente o ridotto oppure con TcpO2 a 20-30 mmHg in aria ambiente e TcpO2150 mmHg a 2,5 ATA trovano indicazione per l'intervento di rivascolarizzazione chirurgica.
Oltre all’ossimetro vene utilizzato Ambulatoriarmente, per lo studio del microcirco lo periferico, anche il Flussimetro Laser Doppler che con i tests di provocazione termico e posturale, consente di valutare la riserva microcirolatoria e quindi l’even-tuale presenza di ischemia.
             
Tali esami sono importanti sia ai fini prognostici che a quelli terapeutici per indivi-duare e selezionare quei pazienti (responders) che trarranno sicuro beneficio dal-la terapia iperbarica
L’esclusione dei pazienti (non responders) costringe purtroppo, questi al trattamen to chirurgico.
La National Committee on Diabetics (USA) ha calcolato che il 5-15% dei diabe tici andrà incontro ad amputazione e che oltre il 50% delle amputazioni, non traumatiche degli arti inferiori vengono effettuate in pazienti diabetici
Da ciò si deduce che è perentorio  l’aggiornamento sulla diagnosi, gli sviluppi e le nuove terapie della malattia diabetica e le sue complicanze in modo da preveni-re la disabilità cui, sarebbe auspicabile, non si arrivasse mai.
          
L’interesse per l’OTI è accresciuto, peraltro, nella consapevolezza che trattasi di una terapia con limitatissime controindicazioni e che in mani esperte, a fronte di eventuali effetti positivi, non provoca danni nella maniera più assoluta.
A conclusione di quanto detto non c’è di meglio che terminare con le parole di James: “pochi farmaci sono così efficaci e così innocui come l’Ossigeno”.
   
Ossigenoterapia Iperbarica (OTI)
                                         
L’OTI è una metodologia terapeutica incruenta basata sulla somministrazione di Ossigeno pu ro mediante maschera o casco in ambienti che vengono pressurizzati ad una pressione supe-riore a quella atmosferica per 90-120 minuti a seduta. 
            
In tal modo si ottiene che una notevole quantità di O2 sia disciolto nel plasma e venga spinto nello spazio extracellulare e nei tessuti con maggior facilità grazie al gradiente pressorio ele-vato in cui viene a trovarsi nei capillari stessi.
Perché si realizzi quanto detto è necessario che il paziente soggiorni in un apposito ambiente detto Camera Iperbarica.
Una volta aumentata la pressione all’interno della suddetta camera, il paziente respira in un circuito attraverso il quale viene erogato ossigeno puro a una pressione superiore a quella at mosferica.
  
Storia dell'Ossigenoterapia Iperbarica
Nella letteratura scientifica la medicina iperbarica è presente a far data dal 1664. 
Bisogna attendere i lavori di Joseph Priestley e Antoine Laurent Lavoisier alla fine del XVIII secolo e quello di Paul Bert alla fine del XIX secolo per poter conoscere gli effetti dell’os- sigeno iperbarico e le basi fisiologiche dell’iperbarismo.
                      
Sono datate 1830 le prime applicazioni cliniche documentate dell’aria compressa (i cosiddetti bagni di aria) in Francia e in Italia, e agli studi di Paul Bert e di John Scott Haldane le prime applicazioni della ricompressione terapeutica in aria per la “malattia dei cassoni”.
Nel 1875 Carlo Forlanini costruì a Milano un “salotto terapeutico” chiamato Istituto Pneu-matico.
                 
Solo intorno alla prima metà del ventesimo secolo però, in concomitanza con lo sviluppo delle attività subacquee ed in conseguenza a queste, si può assistere ad una differenziazione fra le applicazioni terapeutiche della pressione di per sé e quelle dell'ossigeno respirato in una camera iperbarica a pressione superiore a quella atmosferica.
                 
Nel 1928 il dottor O. J. Cunningham fece realizzare a Cleveland (Ohio) una camera iperba-rica a sei piani con 72 posti “the Steel Ball Hospital”.
La terapia iperbarica in aria, inizialmente applicata alle forme di malattia da decompressio-ne, si evolve e si rivolge ad altre applicazioni. 
          
Nasce così la “Ossigenoterapia Iperbarica” (O.T.I.) utilizzata dapprima alla cura della Malat-tia da Decompressione poi a patologie diverse da quelle di origine disbarica come l'intossi-cazione da ossido di carbonio e la gangrena gassosa.
Nel 1956 Boerema, ad Amsterdam, utilizzò una camera a pressione per migliorare l’ossige-nazione di alcuni pazienti sottoposti ad intervento di cardiochirurgia.
Nel 1960, in “Vita senza sangue”, Boerema descrisse la sua esperienza relativa ad un maiale esangue in toto, perfuso con soluzione fisiologica, sopravvissuto respirando Ossigeno a 3 ATA.
                          
Da allora a tutt’oggi sono stati pubblicati migliaia di articoli sull’ O.T.I. nella letteratura mon-diale. 
La maggioranza di questi lavori ne ha confermato l'utilità ed ha portato all'attuale consapevo-lezza che l'ossigenazione iperbarica è una terapia riconducibile a precisi criteri farmacolo-gici e fisiopatologici. 
                       
Le applicazioni dell’OTI sono sempre più numerose e, tra queste, alcune sono in grado di de-terminare un drastico viraggio verso la guarigione di patologie altrimenti critiche (gangrena gassosa).
                    
I principi su cui si basa tale terapia derivano dalle leggi fisiche dei gas che regolano l’assorbi-mento e la diffusione tissutale, da alcuni principi di fisiologia e dalla conoscenza della farma-cologia dell’Ossigeno.
                         
Effetti sull'organismo dell’Ossigenoterapia Iperbarica
L’Ossigenoterapia iperbarica:
- fornisce O2 ai tessuti ischemici (deficit circolatorio o di trasporto);
- ha azione antibatterica diretta ed indiretta;
- ha azione antiedema (cerebrale, midollare, tissutale);
- determina vasocostrizione iniziale e successiva dilatazione reattiva;
- facilita la neoformazione vascolare capillare con rivascolarizzazione di aree ischemiche;
- accelera la demarcazione tra tessuto certamente necrotico e quello ischemico recuperabile;
- favorisce la formazione di collagene;
- attiva l’osteogenesi e la deposizione di calcio;
- deprime la risposta immunitaria cellulomediata;
- modifica il bilancio delle prostaglandine;
- aumenta la permeabilità della barriera ematoencefalica;
La somministrazione di Ossigeno in condizioni iperbariche deve essere effettuata con schemi terapeutici, caratteristici per ogni patologia, che siano sufficienti a riattivare i processi metabo-lici depressi.
Seguendo alcuni semplici protocolli, ultimamente espletati da servomeccanismi elettronici di controllo, il trattamento con OTI si effettua nella massima sicurezza.
                     
Fisiologia dell’OTI
La pressione parziale dell’O2 alveolare di un paziente che respira aria ambiente è di poco su-periore a 100 mmHg e può raggiungere durante respirazione di O2 iperbarico, a 2,2-2,8 ATA (atmosfera assoluta), i valori di 1500-2200 mmHg.
Di conseguenza, a livello ematico i valori dell’O2 fisicamente disciolto si innalzano da 0,32 ml % cc. di sangue (in aria a pressione ambiente) a 4 - 6 ml % circa. 
Tale quantità di Ossigeno è sufficiente a soddisfare le richieste metaboliche cellulari indipen-dentemente dal contenuto di Ossigeno legato all’emoglobina che si eleva, in condizioni ossi-perbariche, solo da 19,5 a 20,1 cc%.
È questo il principio fondamentale dell’Ossiperbarismo cioè incrementare la quota di O2 di-sciolto nel plasma e permettere la sua diffusione nei vari liquidi e tessuti, secondo coefficienti di solubilità caratteristici degli stessi e in quantità inversamente proporzionali alla distanza dai distretti normoperfusi. 
L’ossigenazione tissutale è, pertanto, mantenuta anche in condizioni di alterato trasporto dell’O2 legato all’emoglobina.
L’OTI ottimizza il trasporto dell’Ossigeno sfruttando il fenomeno fisico (aumentando la quota di O2 fisicamente disciolta nel plasma come enuncia la Legge di Henry) e non il fenomeno chi-mico (cioè il legame dell’O2 con l’emoglobina-ossiemoglobina).

                             
L’impianto iperbarico
Le camere iperbariche a disposizione del mercato sanitario sono pluriposto, alcune con pos-sibilità di ospitare contemporaneamente un numero complessivo di 19 pazienti. 
Le camere sono costruite e istallate in modo da permettere un facile ingresso anche a pazienti portatori di handicap, carrozzine o barelle.
Le camere sono dotate di sistemi di erogazione di O2 differenziati in funzione delle modalità di somministrazione ed è garantita un’ottima climatizzazione dell’ambiente.
I collegamenti audiovisivi con la sala di manovra e controllo avvengono mediante un sistema interfonico e telecamere a circuito chiuso.
Sono adottati opportuni criteri di sicurezza che impongono, tra l’altro, la verifica dell’abbiglia-mento, degli oggetti personali, il controllo delle percentuali di O2 nelle camere iperbariche e la presenza di sistemi antincendio automatici.
Il controllo e l’attivazione di tutte le camere iperbariche vengono effettuati da personale tecni- co specializzato operante ad un quadro di controllo e manovra, dotato di strumenti molto sofis-ticati in grado di rilevare in tempo reale la pressione di esercizio, la temperatura, l’umidità inter na, la concentrazione di Ossigeno presente nell’ambiente iperbarico e i tempi di terapia.
Tutti i dati rilevati da questi strumenti vengono raccolti da un elaboratore elettronico che prov-vede a registrarli sia su disco magnetico che su carta permettendo una precisa analisi dei pa-rametri terapeutici.
                           
Il medico di turno svolge compiti di assistenza ai pazienti e di controllo della sicurezza in came ra iperbarica.
           
Indicazioni all'OTI
L’OTI non è una panacea per tutti i mali, ma trova precisa e netta indicazione in tutte quelle pa-tologie che riconoscono una diminuzione della tensione di Ossigeno a livello tissutale, insuffi-ciente all’espletamento delle funzioni vitali, cioè sfruttando l’aumento delle pressioni e della quantità di Ossigeno disciolto nel plasma secondo leggi fisiche dei gas.
L’OTI va eseguita, in base alla gravità del caso clinico e alla patologia, con 1 o 2 sedute die a 2,2 - 2,5 ATA per 90 minuti.
Le indicazioni cliniche all’OTI si basano sull’analisi della letteratura scientifica e su quanto emerso dal:  
- Documento SIAARTI (Società Italiana di Anestesia Analgesia Rianimazione e Terapia Intensiva) del 1994, - Documento della UHMS (Undersea and Hyperbaric Medical Society) Committee Report del 1996, 
- Documento del Consensus Conference dell’ECHM (European Committee for Hyperbaric Medicine)
  Lille 1994, Marsiglia 1996, Milano 1996 e Lille 2004;
- Documento SIMSI (Società Italiana Medicina Subacquea e Iperbarica); 
                             
Indicazioni dove l’OTI è fortemente raccomandata 
ed è considerata urgente:
- Intossicazione da cianuro e da sostanze solfometaemoglobinizzanti;
- Infezioni dei tessuti molli da flora batterica mista;
- Vasculiti necrosanti acute (epidermolisi bollose iatrogene);
- Ischemia traumatica acuta;
- Sindrome compartimentale;
- Sordità improvvisa di origine barotraumatica e/o vascolare;
- Osteoradionecrosi;
- Radionecrosi tessuti molli.
Indicazioni dove l’OTI è elettiva:
- Piaghe torpide da traumi o ustioni;
- Innesti cutanei e lembi muscolo-cutanei compromessi e con difficoltà di innesto;
- Osteomielite refrattaria cronica;
Osteoartrite settica;
- Sepsi in sede di protesi articolare (preferibilmente rimossa);
- Necrosi ossee asettiche della testa del femore (fino a stadio 3 di Fichat);
- Algodistrofie post traumatiche (Sudeck);
- Ritardi di consolidamento di fratture ossee;
- Fratture a rischio (stadio 3 di Gustillo);
- Ritardi di guarigione di ferite;
- Trombosi arteria o vena centrale retinica, retinopatia diabetica, retinite pig- 
   mentosa, degenerazioni maculari;
- Paradontopatie;
- Retinopatia pigmentosa;
- Cefalee (cluster, emicranie).
    
Controindicazioni all'OTI
Esistono purtroppo anche le controindicazioni all’OTI che vengono qui di seguito riportate:
Assolute
- Enfisema bolloso;
- Broncopneumopatie croniche ostruttive di grado severo;
- Episodi di pneumotorace spontaneo negli ultimi 2-3 anni;
- Epilessia non trattata o trattata in modo inadeguato;
- Patologie delle vie vestibolari e/o cocleari;
- Patologie psicotiche;
- Claustrofobia.
Relative
- Patologie cardiache ischemiche e/o congestizie non in trattamento;
- Ipertensione arteriosa non trattata farmacologicamente;
- Patologie polmonari restrittive o ostruttive di grado elevato;
- Glaucoma ad angolo chiuso (sferocitosi congenita);
- Distacco di retina anche se trattato chirurgicamente (manovre di compensazione);
- Concomitante trattamento chemioterapico;
- Criteri etici: gravidanza, età inferiore a 18 anni, stato terminale, ecc.;
- Rifiuto a cooperare o a firmare il consenso informato.
     
Il Comitato Europeo per la Terapia Iperbarica è impegnato, insieme a diverse Società Scientifiche Italiane, a migliorare le conoscenze, a promuovere idee e programmi di ricerca e ad armonizzare indicazioni e protocolli operativi.
Modalità di accesso alla terapia
                            
Richiesta del Medico di Base;
Prescrizione del Medico Specialista S.S.N.;
Visita specialistica preliminare
Prima di accedere alla terapia il paziente deve essere sottoposto a visita specialistica iperba-rica per accertare l’idoneità al trattamento e l’indicazione all’OTI.
Le indagini cliniche necessarie per l’ammissione dei pazienti all’OTI sono:
-  RX Torace  o TAC spirale (con data non anteriore ad 1 mese);
-  Visita cardiologia ed elettrocardiogramma (con data non anteriore ad 1 mese);
-  Ecocolordoppler arterovenoso per le patologie vascolari;
-  Eventuale visita otoiatrica con impedenziometria;
-  Documentazione clinica pregressa, ove esistente;
Durante tale visita il paziente viene informato sulle precauzioni da adottare.
Un primo trattamento di prova, medico e paziente da soli in camera, offre il vantaggio di tran-quillizzare il paziente e di insegnare allo stesso con calma le varie manovre di compensazione necessarie.
Al paziente, subito dopo la visita specialistica di idoneità al trattamento, vengono consegnati depliants su cui sono riportate ulteriori norme precauzionali per eseguire una terapia “sicura”.
Il protocollo di trattamento, in altri termini, prevede:
- valutazione generale;
- valutazione locale;
- consenso informato;
- OTI;
- eventuale medicazione.
 Norme precauzionali
Prima dei trattamenti si sconsiglia il fumo, l’assunzione di bevande alcoliche o addizionate con anidride carbonica e di cibi a lenta digeribilità.
I pazienti devono attenersi scrupolosamente alle seguenti disposizioni:
evitare prima della terapia l’uso di creme e prodotti cosmetici di qualsiasi tipo (fondotinta, rosset-to, brillantina, creme emollienti);
utilizzare un vestiario confacente all’ambiente climatizzato, possibilmente in cotone o in fibra na
turale, lasciando all’esterno in apposita cassettiera indumenti in fibra sintetica e giubbotti.
Ai pazienti non è assolutamente consentito portare all’interno della camera iperbarica: protesi acustiche, telefonini, orologi, apparecchiature elettriche o elettroniche, accendini o similari, scaldini elettrici o a combustibile, penne stilografiche, ausili ortopedici.
                             
Terapia iperbarica ordinaria

Dopo essersi accomodati all’interno della camera iperbarica, e dopo la chiusura del portello-ne, si dà inizio alla fase di compressione, effettuata tramite immissione di aria opportunamen- te filtrata e condizionata.
Per effetto della compressione si avverte inizialmente una lieve iperpressione a livello dello orecchio, per cui la manovra verrà effettuata lentamente, per permettere la corretta compensa zione della membrana timpanica, con la tecnica preventivamente insegnata dal personale sani tario.
Raggiunta la quota terapeutica in circa sette minuti, i pazienti indosseranno la maschera per respirare l'ossigeno utile alla terapia per due cicli di 30 minuti intervallati da 5 minuti in aria, senza maschera.
La terapia è eseguita correttamente, effettuando respiri profondi e regolari per un'ottimale diffu sione dell'Ossigeno, soprattutto nei tessuti interessati.
Al termine dei due cicli, inizia la decompressione, della durata di alcuni minuti.
Il trattamento, che si svolge mantenendo il massimo confort, è ben tollerato.
Letteratura
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Comité Européen pour la Médecine Hyperbare Programme de Coopération Européenne dans la Recherche Scientifique et Technique.    
                             7ème Conférence Européenne de Consensus sur la Médecine Hyperbare Lille, 3-4 dicembre 2004;

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Fine
Pubblicato su Blogger oggi 23 novembre 2012 alle ore 14,46 da: Giuseppe Pinna de Marrubiu

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